“My name is Long, Chinese Long” (ita) Italy
“My name is Long, Chinese Long”. Per favore non chiamatemi Dragone
[Italian translation by tg3; English version was published by China Daily on 16th January 2012 on the occasion of the Chinese New Year of the Long.]
Chiamare le cose col proprio nome è importante. Il “dragone” cinese spiegato agli Occidentali. Di Thorsten Pattberg, docente tedesco all’Istituto di Letterature del Mondo dell’Università di Pechino.
SE SIGFRIDO E BEOWULF avessero ucciso non un drago europeo ma uno cinese, i nostri eroi avrebbero commesso uno straordinario atto criminale. Perché il dragone cinese, o meglio il “Long” cinese, rappresenta nel profondo della sua essenza una forza positiva, nientemeno che il Bene.
Il Long cinese vanta storia ed etimologia millenarie. Il linguista Michael Carr ne ha individuate e classificate almeno 100 solo tra quelle classiche. Dal punto di vista linguistico è infatti tragico che molti cinesi, e parlo di quelli colti, che sanno l’inglese – per capirsi, siano disposti e pronti a chiamare i Long della loro tradizione semplicemente “dragoni”. Perché è un modo come un altro per allontanarsi volontariamente dalla propria cultura.
Le previsioni economiche dicono che nel giro di una decina di anni la Cina sorpasserà gli Stati Uniti. Eppure l’Occidentale Medio non ha mai nemmeno sentito parlare di Lu Xun, non ha la più pallida idea di chi sia Sun Wukong (il Re Scimmia), non sa che differenza ci sia tra uno Shengren e un Junzi, Xi You Ji (“Viaggio verso Occidente”) e Hong Lou Meng (“Sogno del Palazzo Rosso”) gli sono sconosciuti, tanto quanto il vero nome delle creature misteriose che i media occidentali mostrano con grande generosità in questi giorni dappertutto: il Long cinese.
Un Long è un Long e basta; magari si tratta di un Tianlong, ma per carità non chiamatelo mai “dragone”. Una forma simile di imperialismo linguistico si è applicata anche a quello straordinario abitante dello Sichuan, lo xiongmao, che per tutti oggi si chiama solo ed esclusivamente “panda”.
Ora, non pretendiamo certo che ogni emigrato cinese si metta a snocciolare i nomi di tutte le creature mitologiche che appartengono alla sua cultura (Fenghuang, Pixiu o Qilin, per citarne solo alcuni). Ci basterebbe che spiegasse meglio cos’è un Long, che di per sé è sinonimo di longevità, desiderio e nostalgia per qualcuno che non si vede da tanto tempo.
Per troppo tempo l’Occidente si è perso dietro pseudo studi culturali, che hanno fatto credere a tutti che il cinese (come ogni altra lingua) si limiti a tradurre dei significati. Bisognerebbe invece spiegare che il vocabolario di questa lingua non si può tradurre ma “affiancare” a quello di un’altra. La mera traduzione è ben altro.
Qualche tempo fa in un altro articolo ho spiegato come i missionari e filosofi occidentali traducessero sbrigativamente con “filosofo”o “santo” la parola cinese Shengren, portando così una gran confusione nella comprensione della cultura cinese. In realtà è stato uno dei più grandi errori nella storia dell’Imperialismo occidentale, comparabile soltanto a quello che combinò Cristoforo Colombo quando chiamò i nativi americani “indiani”. A causa della fuorviante traduzione del tempo, oggi l’Asia risulterebbe disseminata di “filosofi” e “santi”, mentre in tutta Europa non c’è nemmeno un Buddha, un Bodhisattva o uno Shengren. In pratica, quale storia abbiamo insegnato? Nella versione di chi?
I vignettisti d’occidente adorano rappresentare la Cina con un drago all’europea: feroce, enorme, rosso (e ti pareva) e goffo con quel suo corpo a pera, guarnito da un paio di alette e dotato di capacità di sputare qualche fiammella. Una sciocca bestia che occhieggia dalle copertine delle riviste, in attesa di essere infilzata da un qualche giornalista acuto, dal WTO o da Barack Obama.
Il vero Long cinese è piuttosto una creatura maestosa e divina, col corpo sinuoso di un serpente (e il serpente viene indicato spesso con la parola xiaolong, il “piccolo” Long) e incarna la felicità, la saggezza e la virtù.
In Occidente invece, per il compimento del desiderato lieto fine, la virtù sta proprio nell’uccidere il Dragone. Ma se davvero l’Imperatore Giallo Xuanyuan Gonshun avesse avuto in testa l’idea occidentale del drago, che razza di popolo ne sarebbe derivato, visto che si definisce “figlio del Long”?! Per vederla dal punto di vista europeo: i francesi hanno il gallo, i tedeschi l’aquila, gli americani l’aquila di mare dalla testa bianca e i cinesi… il “dragone celeste”! quello che ogni penna affilata d’Occidente tenta di infilzare e trafiggere.
Ogni cultura ha le sue preferenze. Tanti bambini occidentali adorano i dinosauri, i terribili rettili che a loro sembrano tanto carini (e ci credo, se li paragonano con i draghi delle favole!). In Cina i dinosauri si chiamano “konglong”, e sono la versione spaventosa del Long mitologico. Oppure, sentite questa: in greco un drakon è un serpente marino; in Cina un Long è un serpente tanto celeste che marino…
Qualche acuto osservatore ha puntualizzato che anche in Occidente il “dragone” sta diventando “carino” e socievole. Io continuo a nutrire dei dubbi. Credo piuttosto che per i bambini europei un “dragone” sia diventato “fico” perché dotato di fisico possente e poteri incenerenti che possono essere facilmente usati contro qualche malvagio. Si sentono, in pratica, a capo di una squadra vincente di addomesticatori di draghi. Basti dare un’occhiata ai film di Hollywood e all’industria dei giochi elettronici.
Per farla breve, i draghi europei non sono diventati per niente più amichevoli; sono solo stati sottomessi. E finché gli Occidentali chiameranno “dragoni” i Long cinesi non faranno che proiettare la loro idea culturale sulla Cina. Se usassero invece la parola giusta, Long, si renderebbero conto di trovarsi di fronte a qualcosa di diverso dal punto di vista della cultura. E magari un giorno ce la farebbero anche a pronunciare bene i nomi veri delle loro amate star del cinema: Bruce Lee – Li Xiaolong e Jackie Chan – Cheng Long.
Le tradizioni vanno protette e ciò vale per tutti i popoli. Una lingua comune (come oggi è l’inglese) va bene solo se rispecchia e rispetta tutti i concetti espressi dalle singole culture. La cosa che ha maggior valore al mondo è saper abbracciare le differenze e varietà culturali e saper dare valore a ciò che più conta e rappresenta la cultura stessa. Per questo dire Long invece di “dragone” è importante.